testo e regia Riccardo Rombi
con Riccardo Rombi
assistente alla regia Ulpia Popa
testo e regia Riccardo Rombi
con Riccardo Rombi
assistente alla regia Ulpia Popa
Amore si siede in poltrona. Sì è proprio lui, il Dio antico, Eros, Cupido, Amore, con l’Arco e con le frecce. Ma non è il bambino svolazzante del mito. Amore è un uomo, un Dio arrabbiato, stanco e deluso del tempo in cui si ritrova.
Dov’è finito quel gioioso mulinare delle passioni, delle idee, dei sentimenti puri e intensi? Che mondo è questo in cui viviamo nel quale spadroneggia un sentimentalismo indistinto e in cui appare sempre più lontana l’originale e sacra idea di Amore, ormai umiliata e ridotta a mera merce di consumo?
E’ proprio lui, Amore che parla invocato da chi alle sue pene attribuisce un’insostenibile sofferenza. Ineffabile, a chi è in cerca di soluzioni, racconta se stesso.
Racconta l’abuso sentimentale, la semplificazione e la banalizzazione di ogni emozione. Parla a un mortale che cerca risposte ai suoi travagli e dall’alto del suo Olimpo terreno, osserva e racconta i nostri tempi, la mancanza di orizzonti, l’apatia che rischia di attanagliarci.
Un’idea di Amore sempre più lontana dall’ipotesi di libertà incondizionata, di possibilità unica di investigare la mente di altri esseri umani, di penetrare nei meandri onirici, di immergersi nell’altro per rinnovarsi.
Uno svelare e uno svelarsi della fragile natura umana, a tratti doloroso, a tratti ironico. Ma tuttavia anche questo è Amare, cercare e cercarsi.