La parola teatro deriva dal termine greco théatron, che ha la stessa radice del verbo osservare, guardare. Per Aristotele, infatti, c’è teatro nella misura in cui esiste qualcuno che guarda e qualcuno che è guardato.
La stessa origine del termine rimanda quindi alla dimensione relazionale che si stabilisce tra attori e spettatori: l’unica cosa rimasta stabile nel corso dei secoli, l’unica cosa di cui nessuno ha potuto fare a meno, a prescindere dalle epoche e dagli stili, per quanto essenziali e minimalisti.
La prima cosa che verrebbe da dire, dunque, è che se non c’è un contatto diretto tra attori e spettatori che condividono un’esperienza in uno spazio e un tempo definiti, allora non c’è teatro. Il teatro in streaming, quindi, non può essere considerato teatro: è qualcosa d’altro. E non si tratta di un giudizio qualitativo, perché dal teatro online possono nascere esperienze originali e significative, ma di un giudizio oggettivo, che rimanda alla specificità stessa del fatto teatrale. Su questo siamo, più o meno, tutti d’accordo.
La polemica che è esplosa sul web nel periodo di pandemia comincia nel momento in cui va presa una decisione: bisogna aspettare la riapertura al pubblico per non tradire i principi del teatro, oppure è necessario riorganizzarsi e continuare a produrre anche in questo periodo difficile? Ecco, se fino al paragrafo precedente eravamo tutti d’accordo, su questo punto la scena teatrale italiana si è completamente spaccata in due. I puristi del teatro si sono indignati vedendo i colleghi che si aprivano a questo nuovo supporto digitale: sono rimasti chiusi, fermi, in segno di forte protesta e contrarietà nei confronti dell’istituzione.
Vero è che rimanere ancora chiusi dopo tutto questo tempo significa lasciare tante persone senza un lavoro, senza una speranza e senza un obiettivo, e non tutti possono permetterselo. Inoltre, abbiamo tutte le ragioni di credere che una situazione di normalità (come eravamo abituati ad intenderla prima) non tornerà. Ogni giorno che passa diventa sempre più necessario reinventarsi, adattarsi, evolversi e reagire nonostante tutto. Soprattutto in un momento in cui c’è così tanto bisogno di fare e consumare arte, per non perdere le speranze.
E tu che ne pensi della scelta di aprirsi o meno al teatro in streaming? Faccelo sapere nei commenti!