“Le Otto Montagne” film diretto dalla coppia di registi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (quelli dello straziante “Alabama Monroe”) e ispirato al romanzo omonimo di Paolo Cognetti, è un film che racconta la storia di due ragazzi in apparenza diversi e inconciliabili, ma che durante il corso della storia diverranno indispensabili l’uno per l’altro.
In particolare viene trattata la storia di Pietro (Luca Marinelli) e Bruno (Stefano Borghi) il primo figlio di un ingegnere (Filippo Timi) cresciuto a Torino e non abituato alla vita di montagna ed il secondo, figlio di un muratore che lo ha abbandonato alle cure degli zii i quali lo hanno cresciuto in un piccolo paesino della Valle d’Aosta facendo la vita del pastore.
I due inizieranno a conoscersi durante l’estate che Pietro passa proprio nel paesino di montagna dove vive Bruno, poi si perderanno per tanti anni per ritrovarsi infine cresciuti e con due storie diverse da raccontare e idee, più o meno chiare, sul loro futuro.
Il film decide di dedicarsi al rapporto padre-figlio, ma soprattutto di amicizia con una delicatezza e impatto che si sposa alla perfezione con l’ambientazione del film. Poche parole, sono gli sguardi dei due a parlare, gli attimi di silenzio. Le suggestive inquadrature sembrano quasi fermare nel tempo la storia dei nostri protagonisti rendendola poetica e malinconica allo stesso tempo.
Il filo conduttore dell’opera è la realizzazione personale, come trovare il proprio io in un mondo di incertezze, spesso dovendosi scontrare con il pensiero di chi hai intorno (come accade a Pietro con il padre), ma soprattutto viene focalizzata l’attenzione su come arrivare alla realizzazione di se stessi, su quale sia la strada giusta da percorrere, sempre ne esista una universale…
Nel finale il film lascia libera interpretazione allo spettatore su chi dei due protagonisti abbia trovato la propria strada con successo.
Personalmente credo che entrambi, nel bene e nel male, abbiano trovato la ‘propria montagna’.
Edoardo Rossi